La fotografia e il suo rapporto ambiguo con la realtà: racconto oggettivo o reinterpretazione?
Premessa
Con il seguente post analizzeremo in modo più approfondito il film "Il fotografo di Mauthausen" un film tratto da una storia vera che racconta di un prigioniero catalano, il quale ruba i negativi delle fotografie in un lager nazista. Il film è stato visto in classe per l'anniversario della giornata della memoria.
Trama
Il film è ambientato in un campo di concentramento di Mauthausen e ha come protagonista Francisco Boix, un giovane fotografo catalano che si arruola tra i partigiani per prendere parte alla guerra civile nel suo paese, viene successivamente reso prigioniero dai tedeschi e trasferito nel campo di concentramento di Paul Ricken nell'allora Gau Oberdonau (attuale Austria) dove riuscirà ad evitare le atrocità naziste grazie alla sua professione di fotografo, professione molto amata dai "Capò" e dagli ufficiali nazisti, sopratutto da Ricken. Le fotografie venivano fatte per catturare i momenti di crudeltà naziste istante per istante e quando Franz scopre il contenuto dei negativi, decide di trovare alcuni collaboratori per cercare di portare fuori dal campo di concentramento i negativi e dimostrare al mondo esterno gli omicidi e le torture su persone di ogni sesso, età o etnia. Grazie alla sua testimonianza Francisco farà condannare centinaia di militari nazisti. Il film si conclude con la sconfitta dei nazisti a Stalingrado e la liberazione dei detenuti.
Punti secondari
- La macchina fotografica
La macchina fotografica usata nel film da Franz e dal ufficiale nazista Ricken è una Laica Camera AG, proveniente dalla "Leica" un'azienda tedesca che produceva macchine fotografiche e apparecchi ottici specifici per la fotografia. Negli anni dell'ascesa al potere dei nazisti, si registrò un'accelerazione nello sviluppo della fotografia, le autorità naziste infatti, utilizzavano la macchina fotografica come mezzo per glorificare il Reich e i suoi capi, erano anche consapevoli che una documentazione fotografica poteva fornire elementi di prova a loro carico, quindi svolgevano l'attività di nascosto.- Il triangolo azzurro
Il triangolo di colore azzurro identificava gli emigrati, fuoriusciti dalla Germania in quanto oppositori antirazzisti. Più precisamente nel lager di Mauthausen il triangolo azzurro era attribuito ai prigionieri politici spagnoli, Franz infatti ne possedeva uno.
Due modi di vedere la fotografia
Durante il film riusciamo a distinguere la differente visione che i due fotografi hanno in relazione al ruolo della fotografia, l'ufficiale nazista Paul Ricken è alla ricerca della fotografia perfetta e in ogni scatto che compie sono presenti luci stroboscopiche puntate sui cadaveri, stesi con una cura maniacale e millimetrica, fatti per glorificare il Reich e per ricordare a se stesso il potere che aveva su quelle persone. Il detenuto Franz invece, vede la fotografia come un mezzo di comunicazione per raccontare la realtà dei fatti, scatti che ufficializzano quello che è successo in quegli anni cosicché nessuno potesse negare le crudeltà commesse.
Conclusioni
Il film visto in classe mi è piaciuto molto rispetto ai soliti film visti durante questa giornata, in quanto ha raccontato anche un lato diverso dei campi di concentramento, ovvero le passioni che i detenuti avevano. È stato molto interessante scoprire anche che tipi di apparecchiature elettroniche che venivano usate in quei tempi per creare le fotografie che oggi vediamo. Mi sono piaciute molto anche le considerazioni fatte in classe una volta finito il film, in quanto mi sono ritrovata in alcuni di questi pensieri riguardanti i personaggi.